martedì 28 settembre 2010

Si chiamerà Alessio!

Giro rapido di telefonate a quelle che oggi avevano ecografie ed esami vari, tutto procede bene per le mie mamme e futura prole.
Con estremo piacere sfodero la coda da pavone quando una piccola pancina mi dice che se sarà maschio si chiamerà Alessio "così sarai sempre vicino a noi", Alessio che tra l'altro ha la data presunta del parto nel giorno del mio compleanno! fantastico! anche oggi posso andare a dormire tranquilla.

giovedì 23 settembre 2010

"Il parto ha i suoi rischi: bisogna accettarli"

Riporto, a seguito, un articolo di Luigi Nervo, ovvero una sua intervista al Dr.Silvio Viale (S.Anna, Torino).
La stampa, la televisione stanno dipingendo le nostre sale parto come dei veri e propri luoghi dell'incubo e noi ginecologi come assassini ed incompetenti, fare un pò di chiarezza mi sembra opportuno.

Dopo gli eventi di Messina e di altre realtà d'Italia, c'è da avere paura del parto? Ci sono rischi?

«Gli eventi avversi dalla gravidanza al parto sono inevitabili. Si sono ridotti negli anni, saranno sempre meno, ma non spariranno mai. Le frasi fatte tipo "la gravidanza non è una patologia" oppure "non si può morire di parto nel 2000" sono delle enormi sciocchezze perché la gravidanza comporta dei problemi fisiologici e anche delle patologie in enormi percentuali, come sanno tutte le donne: aumenta il peso, aumenta il ciclo, aumentano tutta una serie di rischi. E comporta un rischio aumentato di mortalità, per cui si tratta di accettare dei rischi che sono comunque ridotti ma non inevitabili. Dire che non ci sono rischi e che tutto va bene è una politica che paga, perché la demagogia paga sempre, ma non corrisponde alla realtà. È come quando uno intraprende un viaggio e dice che tutto andrà bene. Non andrà tutto bene: potrà rompersi una macchina, potrà avere un incidente, potrà morire, potrà non finire il viaggio, potrà finire in ospedale. È chiaro che ci sono tanti rischi che uno accetta perché il fare il viaggio diventa l'obiettivo principale, quello a cui tiene. Se dovessi dare all'automobile un bugiardino come quello dei farmaci in cui scrivo sopra che ogni anno muoiono da sei a ottomila persone e decine di migliaia rimangono handicappate o comunque con dei deficit permanenti, che può venire un tir addosso, che si può incendiare, uno dice mi tengo il mal di testa e questa medicina non la prendo. Io posso solamente affidarmi a un tipo di macchina, scegliere la strada migliore, ma dei rischi sono connessi e inevitabili. Il rischio zero non esiste».

E a proposito delle discussioni sul dualismo tra parto spontaneo e cesareo?

«Non si risolve con delle grida manzoniane, con dei proclami contro i cesarei dagli stessi che il giorno dopo si lamentano perché non è stato fatto il parto cesareo è chiaro che la vittima crea il sentimento di solidarietà e di pietà, però bisogna anche distinguere se dietro la vittima c'è un carnefice oppure se la vittima è qualcosa di inevitabile. A questo punto è chiaro che la società deve farsi carico della copertura e dell'assistenza dei casi di grandi eventi avversi perché oggi quando si parla di milioni di risarcimento per causa parto dove la responsabilità e sempre marginale o comunque il rischio non è poi molto elevato questo è per un ginecologo più di quanto guadagnerà mai nella sua carriera. È chiaro che questo comporta atteggiamenti di compiacenza verso l'utenza e quindi oggi gran parte della società, gran parte delle donne e credo la maggior parte dei ginecologi è soggettivamente convinta che i rischi del cesareo siano minori o comunque più accettabili dei rischi di un parto spontaneo dove comunque subentra anche la lunghezza del travaglio, la non certezza della sua insorgenza, nel senso della sua non prevedibilità (mentre per il cesareo definisci l'ora in cui lo fai), i rischi connessi al travaglio come in tutti i viaggi (è un viaggio più lungo il travaglio rispetto al cesareo)».

L'immagine del cesareo viene però messa spesso in discussione.

«Viene visto come una scorciatoia a qualcosa che ti affretta il viaggio, che ti fa arrivare alla meta e se ci sono dei rischi, questi sono più accettabili rispetto ai rischi di un parto spontaneo con alcune complicazioni inevitabili. Poi è chiaro che i rischi del parto cesareo ci sono: la stragrande maggioranza delle morti in gravidanza sono conseguenza del parto cesareo. Però, siccome questi rischi sono minimi, vengono sottostimati e, quando capita, uno dice "perché a me?" e cerca il colpevole. Oggi questa ricerca del colpevole a tutti i costi che una volta era confinata nelle corsie, nelle perizie, nei tribunali, oggi è diventata una cosa pubblica sui giornali dove ovviamente l'opinione pubblica che non ha interessi si schiera sempre con la vittima e i ginecologi rischiano di doversi difendere continuamente e, secondo me, oggi ci sarà una fuga dalla sala parto. Già oggi la stragrande maggioranza dei ginecologi non frequenta la sala parto ed evita la sala parto di ostetricia e i medici in ospedale sono sempre più restii. Nel mio ospedale quando si trattava di scegliere tra ostetricia e ginecologia, un terzo dei medici hanno scelto ostetricia e i due terzi la ginecologia perché la vedono più facile e meno rischiosa. Bisogna semplicemente che la società si faccia carico con responsabilità di questo problema,lo facciano i politici e l'informazione e si trovi un equilibrio. Gran parte dell'upper society fa il cesareo: chi può fa il cesareo. Io credo che da laico non ci sia una scelta contro o pro cesareo: una donna può partorire se vuole a casa sua attaccata a un albero e possiamo assisterla, o in ospedale facendo il cesareo anche elettivo, purché siano chiare le informazioni e ci sia un'assunzione di responsabilità anche nella scelta medica e della paziente. È sbagliato non parlare di queste cose, dire che tutto va bene e poi, quando c'è l'avvento avverso che finisce sui giornali per iniziativa della famiglia o per qualche motivo, immediatamente diventa un corto circuito per cui ci si scatena, c'è l'accanimento nei confronti della questione che impedisce una valutazione razionale».

lunedì 20 settembre 2010

La forza delle donne

La prima visita ostetrica la feci io in ambulatorio in ospedale.
Terza gravidanza, non cercata ma comunque ben'accetta da parte di una donna di 48 anni che inizialmente aveva interpretato il suo ritardo come un principio di menopausa.
Poi non ho più incontrato la signora, i colleghi, giustamente le consigliarono l'amniocentesi.
Due giorni fa la incrocio in reparto e mi dice "Si ricorda di me? mi fece la prima visita, poi ho fatto da voi l'amniocentesi, purtroppo il bambino e Down, ci ho pensato e ripensato, ho deciso di tenerlo, ne ho fatti nascere due e non mi sono sentita di non fare nascere questo... volevo sapere quando posso tornare a visita visto che non ho prenotato".
Le dico di venire il giorno dopo, la saluto, la vedo andare via tranquilla, io ingoio un litro di saliva.
Non voglio parlare di aborto terapeutico, non voglio nemmeno esprimere le mie idee a riguardo, non lo ritengo giusto, ritengo che sia una scelta troppo personale per poter generalizzare; voglio solo esprimere la mia ammirazione per una donna così forte, per una mamma che accetta di buon grado quello che il destino le ha riservato, che è pronta ad affrontare anche questo.
Non so se avrei la stessa forza, per di più a 48 anni, per di più con difficoltà economiche, so solo che io mi sono sentita in imbarazzo, mentre lei invece era serena della sua scelta.
Le auguro e auguro a suo figlio di conservare sempre la stessa tenacia e lo stesso amore, auguro loro una società che li sappia accogliere ed aiutare tutte le volte che ne avranno bisogno.
Penso adesso che l'amore per un figlio sia una cosa davvero grande se è capace di donare tanta forza e serenità, sembrerà scontato, ma per me che non ho figli fino a ieri tanto scontato non era.

venerdì 17 settembre 2010

La risposta è NO!

Qualche esempio di ciò che NON SI DEVE FARE:

- Una mia paziente a 29 settimane viene a studio e mi racconta che qualche giorno prima, mentre accompagnava una sua amica a fare un controllo ecografico ha iniziato ad accusare dolori al basso ventre, inizialmente sporadici, poi più frequenti e di maggiore intensità.
L'ecografista le ha detto che era il caso di fare un'ecografia per controllare il benessere del bambino e che la cosa andava fatta in quel momento.
LA RISPOSTA E' NO!
Se avete contrazioni, l'ecografia non ha alcun significato, a meno che non si faccia un controllo transvaginale per la valutazione della lunghezza della cervice.
La mia paziente è stata invece sottoposta ad una normalissima ecografia ostetrica, tutta contenta ha visto suo figlio, ha saputo la lunghezza del suo femore ed il peso stimato...ma sapere se è di coscia lunga cosa diamine ha a che fare con i dolori che riferiva?
Io ovviamente mi sono un pò arrabbiata con lei, le ho detto che doveva chiamare me e che la avrei indirizzata in ospedale per una valutazione clinica da parte di un ginecologo.
In quel caso il dolore la sera è passato e per fortuna lei continua a "covare" tranquillamente, ma l'ecografia fatta è stata solo una spesa, senza alcuna utilità clinica.

- Un'altra paziente ieri mi ha raccontato che una sua amica verrà sottoposta a taglio cesareo in quanto il tampone vaginale è positivo per lo Streptococco B emolitico gruppo B.
In caso di positività del tampone a tale tipo di batterio al momento del travaglio quello che bisogna fare è semplicemente une terapia antibiotica con un farmaco e un protocollo di somministrazione definito, ma assolutamente non c'è indicazione al taglio cesareo.
Quindi anche in questo caso:
LA RISPOSTA E' NO!

- Sempre la stessa paziente, nel corso della precedente gravidanza è stata sottoposta a taglio cesareo. Le ho chiesto il motivo del cesareo è mi ha detto che lei era stata ricoverata di notte con il sacco rotto, il suo ginecologo era il medico di guardia al momento del ricovero e a detta della paziente il cesareo è stato fatto perchè lui la mattina doveva andare via.
Ecco un altro bell'esempio di un argomento che ho già affrontato in un post precedente.
Richiedere la presenza del proprio ginecologo al momento del parto aumenta solo enormemente la possibilità di esser sottoposti a taglio cesareo o a stimolazioni inopportune.
E quindi?
E quindi LA RISPOSTA E' NO!


Io non commento ulteriormente, fate voi le vostre considerazioni.

martedì 14 settembre 2010

Alessia mi manchi...

Me lo ha detto oggi una paziente al telefono, poco prima di esser portata in sala operatoria per subire un grosso intervento.
Un mese fa le ho dovuto fare un cesareo, non per motivazioni ostetriche, ma per problematiche, purtroppo, legate alla patologia per cui oggi viene operata.
Le ho detto "ma che sei scema che prima di andare in sala operatoria parli mezz'ora con me e non con tuo marito?" ha risposto che nel corso della sua gravidanza e soprattutto dopo aver diagnosticato la sua malattia, le ho dato tanta tanta forza, che per lei sono stata più di una sorella e che quindi, a pochi minuti dall'intervento voleva sentire la mia voce e le mie parole.
Me ne sono fatta di pianti con lei nel corso degli ultimi mesi, di dolore e gioia subito dopo aver fatto nascere suo figlio.
Dice che sono stata indispensabile, che le ho subito dato fiducia e io ci sorrido perchè tante volte di fronte a lei ho dovuto nascondere le lacrime.
Ma lei mi ha sempre sorriso, lo ha fatto quando quel pomeriggio, coincidenza proprio di fronte a me, la chiamavano per comunicare la brutta diagnosi, mi ha sorriso sulla barella mentre la portavamo in sala operatoria per il cesareo, mi ha sorriso tra le lacrime mentre io nei giorni di ricovero le stringevo la mano e lo ha fatto alla dimissione mentre mi abbracciava.
Oggi quando mi ha chiamata ha esordito chiedendomi se mi mancava un pò la mia "rompiscatole", mi ha detto che stava su una barella pronta per l'intervento, ma che mi stava pensando e che "Alessia mi manchi..."
Non sono mai stata così orgogliosa di me stessa.

lunedì 13 settembre 2010

Una lettrice mi scrive

Cara Alessia, letto tutto di un fiato e vorrei dire 'Chapeau!'. Premetto che la mia esperienza ès parti è pari allo zero assoluto, si fa il caso che sono incinta, di appena tre mesi, prima gravidanza, e primo contatto, in assoluto, con il magico mondo degli ospedali (romani). In più non sono nemmeno italiana, insomma, vengo da un'altro pianeta e ho tutto da scoprire. E però da tempo che seguo con attenzione e incredulità dati come la percentuale dei parti con cesareo in Italia vs. gli altri paesi europei (se ho ben capito da un lato sono spesso le madri stesse a chiederlo ma dall'altro lo scelgono altrettanto spesso i medici per svariati motivi di comodo) Comunque sia, d'istinto, vorrei, assolutamente, un parto naturale, solo che in questo mondo folle dove un'altro po' una nascita su due avviene per cesareo, mi sembra - e la cosa è piuttosto angosciante - che la decisione non sarà mia, ma di chi di turno mi avrà fra le mani (sto meditando di 'minacciare' denunce nel caso mi facessero un cesareo inutile', non so se ha senso :-), insomma, per chi è estraneo a questo vostro mondo le cose non sono tanto semplici, anche a desiderare, appunto, cose semplici quando un parto naturale. Almeno così mi sembra ora, magari ne riparliamo fra 6 mesi :-)
In ogni caso, grazie di aver preso il tempo di aprire un blog, sul serio, dopo delle prime esperienze non sempre tanto umane in ospedale (e anche qui sono daccordo con quello che ha scritto lei eppure di donne ginecologhe a empatia zero ne ho incontrate già diverse), mi fa molto piacere trovare una porta aperta, dei discorsi sensati e sensibili, una possibilità di scambio, un invito a ragionarci su, cose insomma umane e forse addirittura normali che però nelle breve visite in ospedale non avevo intraviste... Buona continuazione, quindi :-


IO COMMENTO:
POSSIBILE CHE IL RAPPORTO MEDICO PAZIENTE SIA COSì DEGENERATO?
POSSIBILE CHE LE DONNE CI TEMANO A TAL PUNTO DA CERCARE DI DIFENDERE CON I DENTI LA PROPRIA VOGLIA DI NATURALITA'?
DOBBIAMO TUTTI, MEDICI E PAZIENTI IMPEGNARCI AFFINCHE' SI RISTABILISCA FIDUCIA RECIPROCA!
IN QUESTA MANIERA NON SI PUO' CONTINUARE A LAVORARE!

Avete tutto il diritto di chiedere spiegazioni circa qualunque atto medico siate sottoposte nel corso del travaglio/parto.
Avete tutto il diritto, in condizioni fisiologiche, di ascoltare il vostro corpo e assecondarlo.
Non consiglio però di minacciare... siamo talmente bersagliati che poi scatterebbe la "difensiva" e l'incomunicabilità.
Chiedere di sapere come procedono le cose, chiedete la vostra posizione preferita, chiedete di sapere il motivo di una flebo piuttosto che di un'amniorexi.
Vi propongono un cesareo? fatevi dare una motivazione seria, sottolineando il vostro dispiacere in quanto avevate sognato un evento tutto fisiologico, chiedete se si può fare qualcosa per evitarlo.
parlate con noi!

sabato 11 settembre 2010

Cose da sapere sul taglio cesareo: guida rapida

In questo blog fino ad ora l'argomento più cliccato è stato quello sul taglio cesareo, nell'area commenti si sono generate belle discussioni che hanno avvalorato la mia personale idea circa la cattiva informazione al riguardo.

A seguito riporto dati tratti dalle linee guida della regione Lazio in tema di TC, proprio per essere il più possibile oggettiva su un tema tanto scottante

La donna in gravidanza dovrebbe ricevere informazioni sul taglio cesareo, basate  sulle migliori evidenze scientifiche disponibili, che includano le indicazioni la tecnica chirurgica, i rischi e i benefici e le implicazioni per le gravidanze
successive.



giovedì 9 settembre 2010

Lettere d'amore

Oddio che stanchezza amici miei!
Oggi purtroppo non ce la faccio a scrivere cose troppo "profonde", 14 ore di lavoro ti provano un pò!
La mattinata decisamente la cancellerei, una seduta operatoria "pesante", perchè nostro malgrado il ginecologo non si occupa solo di gravidanze e parti, ma anche e purtroppo di cose molto meno piacevoli e gioiose, come il cancro.
Ma non ve ne parlerò, tranquille!
Invece vi racconto della letterina di una delle mie ultime "nipotine", che è nata il 14 luglio, mentre io ero in Sardegna e mi sono seguita il travaglio al telefono con il marito!
Insomma oggi la prima visita  a studio è stata questa adorabile creatura scortata dalla sua mamma, altrettanto adorabile. La creaturina mi ha "portato" un biglietto con scritto che mi ringraziava per essermi presa cura di lei per nove mesi e inoltre mi ha omaggiata di una sua bellissima foto appena nata.
Ora la foto è sulla mia mensola e la letterina la conservo tra le tante altre che nel corso degli anni ho accumulato.
Sono lettere preziose, che mi hanno seguita sempre nelle città, nelle case e negli ospedali che ho girato; quando ho un momento out le tiro fuori e le rileggo tutte, il sorriso non tarda a ricomparire sul mio viso.
Buona serata a tutti!

mercoledì 8 settembre 2010

Non chiedeteci il cesareo!

Il cesareo "su richiesta" è un argomento che ho molto a cuore.
La maggior parte delle volte la volontà materna di esser sottoposte a taglio cesareo nasce dalla paura del dolore durante il travaglio; non possiamo negare che il dolore ci sia, d'altro canto come dico io, se non fosse così, "lo chiameremmo passeggiata".
Allo stesso tempo è un dolore finalizzato alla nascita di un figlio, si tratta dunque di "un fine che giustifica i mezzi".
Le donne a volte si lasciano condizionare da racconti, troppe volte romanzati, di travaglio durati 36 ore, di dolori senza pause, di medici ed ostetriche insensibili.
Queste donne in primo luogo andrebbero ascoltate, capire quali sono le paure, cercando di scongiurarle, chiarendo dubbi e infondendo coraggio.
In tal senso ritengo cruciale il ruolo dei corsi di preparazione al parto, dove le donne possono raccontarsi e confrontarsi, dove possono porgere domande e scongiurare paure con l'aiuto di ostetriche, psicologhe e altre mamme.
Mai, secondo me, un ginecologo dovrebbe accettare a priori la richiesta di un cesareo!
Noi ginecologi dobbiamo essere onesti, dobbiamo parlare con i dati alla mano, sui rischi correlati ad un intervento chirurgico, perchè il cesareo E' UN INTERVENTO CHIRURGICO.
Mi trovo in estrema difficoltà, quando in sala travaglio le donne, dopo qualche contrazione mi chiedono un cesareo.
Cerco di motivare sempre il mio rifiuto, con dati scientifici circa i rischi e con parole rassicuranti circa lo svolgimento del travaglio stesso.
Mi rendo conto però che certi discorsi andrebbero affrontati lungamente ed approfonditamente nel corso di tutta la gestazione.
Io ho sempre risposto di no a tali richieste, il più delle volte riuscendo a convincere le donne, tante volte invece venendo dipinta da paziente e parenti come cattiva ed insensibile.
Capisco che in quel momento la donna, con il dolore delle contrazioni, non è nella condizione più adatta per "ragionare" e i parenti anche di meno, per cui ribadisco l'importanza di colloqui finalizzati da affrontare nei periodi antecedenti il ricovero.
Non è una vergogna avere paura del dolore, la soglia di sopportazione è diversa in ciascuno di noi, ma sempre chiaro dovrebbe esser il concetto che il cesareo non è la panacea e non è scevro da rischi.
Inoltre, ribadisco sempre, cercando di motivare e rafforzare le ragioni del mio rifiuto, il dolore dopo un parto spontaneo cessa con la nascita del bambino, mentre il dolore post-cesareo inizia proprio in quel momento.
Dopo un cesareo non ci si alza subito, si devono fare delle flebo e non si è pronte subito a prendersi cura del proprio bambino, in ospedale e a casa.
Altre volte si pensa che il cesareo sia più sicuro per il bambino; ma quando mai!
Durante il travaglio noi monitorizziamo le condizioni materne e fetali e questo ci consente di affermare, con ragionevole sicurezza, il benessere del feto e della mamma.
State tranquille che se il problema insorge siamo noi i primi a proporre il ricorso al taglio cesareo!
Mi dispiace tanto quando ci trattate come nemici che non avvalorano le vostre tesi e che non acconsentono alle vostre richieste, per noi il cesareo è rapidissimo, ci risparmia tante notti insonni in ospedale, in mezz'ora è tutto finito; ma questa non è la scelta giusta se non ha alla base motivazioni mediche serie.
Durante le visite in gravidanza parlate di parto con il vostro curante, esprimete dubbi e paure, fatevi rassicurare.
Seguire una gravidanza non vuol dire solo guardare esami ematochimici e fare ecografie; seguire una gravidanza vuol dire anche e soprattutto, almeno a mio modo di vedere la cosa, entrare in empatia con voi, darvi fiducia, forza, dissipare dubbi, regalarvi gioia e caricarvi si sentimenti positivi.
Il vostro ginecologo non parla con voi? vi dedica solo 5 minuti? cambiatelo! per fortuna siamo tantissimi, non c'è che l'imbarazzo della scelta!
E poi fate i corsi di accompagnamento alla nascita, tenuti dalle ostetriche, che sono donne meravigliose e motivate, innamorate atavicamente della naturalità del parto.

martedì 7 settembre 2010

Benvenuti Massimo e Viola

E anche la scorsa notte non ci siamo smentiti.
Alle 2.15 abbiamo accolto Massimo e alle 7.30 Viola.
Due parti meravigliosi, due donne veramente ammirevoli e dolcissime.
Alle 23.30 la mamma di Massimo ci raggiunge in sala travaglio, con un viso francamente travagliante, noi le sorridiamo e siamo tutte per lei.
Qualche minuto di tracciato, il battito è perfetto, via cinte, via monitor, siamo pronti a farle compagnia, a ascoltare le sue richieste, a sorriderle continuamente.
La mamma di Massimo è molto bella, ha due occhioni azzurri ed un fisico da modella (modella panzuta, ma sempre modella!), la avevo vista una volta nell'ambulatorio di gravidanza a termine e subito mi ispirò simpatia, parlai qualche minuto con lei e ricordo anche di aver dentro di me sperato di esser presente al suo travaglio; detto fatto!
La mamma di Massimo è venuta sola a travagliare; il marito è a casa con la prima figlia, sua madre è anziana ed ha preferito non svegliarla... nessun problema, dico io, ci siamo noi, che all'occorrenza ci trasformiamo in mariti e mamme e amiche.
Inizio io, la signora preferisce travagliare seduta, così quando ha la contrazione si massaggia la schiena in maniera antalgica, questa di solito è una cosa che fanno i mariti, ma il papà di Massimo non c'è, così lo faccio io, lei mi ringrazia con il suo bel sorriso, io mi sento utile (solitamente il ginecologo è assolutamente una figura inutile in sala parto, patria delle ostetriche), poi quando il suo viso si bagna di sudore le chiedo di poterla visitare, lei acconsente, la visita mi dice che siamo sui sette centimetri, siamo a buon punto!
I dolori aumentano, lei non si lamenta però , è bravissima, io continuo a massaggiare la sua schiena, e l' ostetrica da davanti l'abbraccia e le accarezza il viso.
Una contrazione tira l'altra, arriva il momento della sala parto, l'episiotomia non la facciamo (anche se massimo poi peserà 4200 grammi), in qualche spinta, con me che le sostengo la testa (anche questo è un compito del marito), e l'ostetrica che le dice che è bravissima, Massimo sguscia fuori, piange immediatamente, lo diamo qualche attimo alla pediatra e poi torna tra le braccia di mamma, che è felice come una pasqua.
La mamma di Massimo mi chiede di scattare delle foto al pupo per inviarle al marito ed avvisarlo che è nato, lui richiama subito ed, udite udite, la signora dice una frase stupenda, così bella che ve la devo proprio scrivere "Anche se tu non ci sei stato, ho avuto accanto delle persone meravigliose che non mi hanno abbandonata un attimo", io sono contentissima, questa frase mi fa sentire importante!
Metto due punti, beh ,4200 grammi una piccola lacerazione la hanno provocata, la sistemiamo, la facciamo lavare ed è pronta per andare un pò a riposare, prima però la abbraccio e dentro di me la ringrazio di avere scelto noi per condividere il suo bellissimo momento.
Intanto l'infermiere mi chiama,  da un ospedale vicino mi hanno appena inviato un'ambulanza con tre consulenze al prezzo di una! ihihihih, forse sapevano che io la notte non dormo mai, 'tacci loro!
Fatte le consulenze un'oretta mi stendo sul letto, mentre sogno un parto (oddio pure nei sogni questi mi perseguitano) mi chiama l'ostetrica, la primigravida che avevo ricoverato con il sacco rotto è a dilatazione completa. Si ricomincia!
Scendo, la mamma di Viola è bravissima, non urla, ma ascolta e accetta di buon grado tutti i consigli dell'ostetrica, qualche spinta e andiamo anche con lei in sala parto.
Nasce Viola, una pupetta bellissima, sembra una bambola di ceramica!
Anche loro (qui il marito c'era) ci ringraziano tanto e anche questa volta io sono contentissima di come è andata!
A quel punto la sala parto si gode il suo momento di ilarità, entra un collega che definire simpatico è poco, ci fa morire dal ridere con battute e barzellette! Viola intanto sta sulla pancia calda della mamma, lei e l'unica a non ridere.
Ok, si sono fatte le nove, non abbiamo chiuso occhio, ma io sono soddisfatta, vado in reparto, inizio a fare visite e dimissioni e ricoveri., non mi pesano, sento di esser stata un'altra volta utile a qualcuno.
Alle 11 me ne vado, ma mi porto nel cuore Massimo, Viola e  soprattutto le loro splendide mamme.
FINE DELLA STORIA.

lunedì 6 settembre 2010

Quelli della notte

Faccio parte da 10 anni del popolo della notte. Lavorare di notte continuo a ritenerlo innaturale, lo ammetto, ma ammetto anche che mi piace di più rispetto al giorno. Di notte l'ospedale non dorme, le donne travagliano, le cisti ovariche si rompono, così come i preservativi... Che vuol dire che di notte si rompono i preservativi? semplice! vuol dire che la maggior parte delle consulenze sono le "pillole del giorno dopo"!
Di notte però siamo in pochi... nel mio reparto ci sono io (grande capo!), l'ostetrica, un paio di infermiere e l'ausiliaria; meglio pochi ma buoni! Poche persone che il più delle volte si vogliono bene, lavorano in sintonia e si divertono anche. I travagli in notturna mi piacciono di più, l'atmosfera è più raccolta, ho più tempo da dedicare alle donne e ai loro bisogni.
Aggiungo per completezza che anche i bambini preferiscono la notte per nascere; sarà mica un caso che la maggior parte di essi scelga di venire al mondo intorno alle 4.00?
Quando fai la notte hai tutto il giorno libero, anche se lo hai solo tu, perchè i tuoi amici lavorano, per cui è un giorno da dedicare solo a te stessa, il che, lo ammetto, non è niente male. Tra poco preparerò il mio "cestino", ci metterò dentro un pò di frutta per la cena, della biancheria pulita e i trucchi per domani mattina (mica siccome faccio la notte domani vorrò sembrare uno zombie!).
La notte non mi pesa, sono solo un paio quelle che veramente non riesco a digerire: il 24 dicembre e il 31 dicembre, dove penso alla mia famiglia che sta a casa, unita e si ingozza... 
La mia prima notte in ospedale, circa 10 anni fa, ancora la ricordo, avevo una paura matta, chi sa che sciagura pensavo mi sarebbe potuta accadere! Per farmi comunque trovare pronta ricordo che stetti fino alle 5 del mattino a parlare con ostetrica e infermiere, a ridere con loro, a sentire i loro racconti, poi stremata andai a dormire e poco dopo arrivò la chiamata dalla sala parto!
Succede sempre così, 5 minuti dopo che te ne vai in stanza ti chiamano!
Per la notte ho i miei riti scaramantici: indosso la tuta bianca e non quella verde, non mangio che un frutto e non mando mai la buonanotte al mio compagno e quelle volte che lo faccio so già che non si chiuderà occhio.
Si lavori o non si lavori, la mattina ci ritroviamo tutti per il caffè, più o meno stanche, più o meno soddisfatte del nostro operato, ma certe che "è passata pure questa!"

Medicina difensiva

Oggi cercherò di affrontare questo scottante e detestabilissimo concetto.
La medicina difensiva è la rovina della sanità!
Essa scaturisce purtroppo dagli innumerevoli ed il più delle volte ingiustificati contenziosi medico-legali che vedono coinvolti noi operatori sanitari.
Non voglio assolutamente affermare che noi non sbagliamo mai, anzi, non voglio dire che abbiamo sempre ragione, per carità! ma quando è troppo è troppo!
Sul web dilagano studi legali che offrono consulenze gratuite nel caso di denunce contro medici, in soldoni l'avvocato lavora gratis e verrà pagato solo se si vince la causa.
In questo modo le persone "ci provano", male che vada non si tira fuori un euro!
Per noi il discorso è diverso, dobbiamo anticipare le spese legali per difenderci e soprattutto affrontare anni e anni di processi, che ci tolgono il sonno e la serenità
Per di più la stampa ci sbatte in prima pagina e a caratteri cubitali, nel momento in cui veniamo denunciati, ma l'eventuale assoluzione viene solo citata in ultimissima pagina.
Chi sbaglia deve pagare, sono la prima a dirlo, ma non è vero che sbagliamo sempre!
La medicina non è una scienza esatta e mai lo sarà, le complicanze, le malattie, la morte, continuano ad esistere e questo è assolutamente indipendente dalla nostra volontà.
La medicina difensiva nasce quindi come risposta... si tende a ricoverare chiunque, senza reale necessità, così, tanto per fare vedere che abbiamo fatto qualcosa.
Prescriviamo inutili e costose indagini strumentali  e terapie per lo stesso motivo.
Questo atteggiamento non porta in nessun posto, o almeno non nel posto giusto!
Le persone arrivano a credere di esser malate e bisognose di ricovero anche per un banale raffreddore e tenderanno a considerare superficiali quei professionisti che si rifiutano di cedere ad un tale sbagliatissimo atteggiamento.
Ho visto medici fare eseguire TAC, RMN, richiedere consulenze di ogni genere per banalissime cefalee!
Per di più la medicina difensiva ha dei costi esorbitanti, che oggi, il nostro Sistema Sanitario non può più affrontare.
Non possono impedirci di ricoverare o prescrivere esami, e quindi i tagli finiscono per riguardare i posti letto, il personale (di per se già carente), i farmaci disponibili negli ospedali!
Tra un pò la medicina sarà solo privata, gli Ospedali per forza di cose chiuderanno in massa, causa mancanza di fondi.
Chi ci rimette è la gente comune, quella che la clinica privata non può permettersela, e quella affetta da patologie gravi, che i medici tendono a non voler trattare sempre per paura di eventuali ripercussioni legali.
Tutti dobbiamo e possiamo fare qualcosa.
Noi medici dobbiamo cercare sempre di lavorare con scienza e coscienza, senza pensare costantemente all'avvocato che oramai ci portiamo nella 24 ore e 24 ore su 24.
I pazienti devono esser ragionevoli, se la complicanza è inevitabile, se non dipende da negligenza o imperizia, non devono correre in questura!
Lasciateci lavorare in serenità, lasciateci spiegare e fare scelte giuste per il singolo caso.
In Italia si nasce solo da cesareo oramai?
Vi siete chiesti da cosa dipende?
Un parto spontaneo può complicarsi all'improvviso e in maniera catastrofica, per fortuna raramente, indipendentemente dalla bravura di chi lo assiste, ma questo può succedere, e forse anche di più, nel corso di un cesareo.
Però il cesareo è rapido, non ci snerva nella interpretazione di tracciati cardiotocografici a volte "dubbi", cosi', per non rischiare vi cesarizziamo e vi facciamo credere che è la cosa migliore.
Un cesareo non è mai la scelta migliore se non ha reali indicazioni!
Mi fermo qui... di cesarei facili e addirittura su richiesta materna parlerò più in avanti. E' un argomento che ho talmente a cuore che merita spazi adeguati e tempi lunghi.
A presto!

domenica 5 settembre 2010

Concetto fondamentale: la gravidanza non è una malattia

Sembra un copione, ma la prima cosa che dico alle mie pazienti e alle donne in generale è "sei incinta e non malata!", concetto elementare, apparentemente scontato, apparentemente...
In realtà molte donne dal primo test di gravidanza intraprendono una serie di comportamenti che sono tipici delle persone malate: non vanno più a lavoro, non cucinano, non fanno sport, smettono di avere rapporti con il marito, disdicono le vacanze e tremila altre amenità.
La colpa di questo, ahimè lo riconosco, è di tanti colleghi che cercano di dipingere con aria malsana la donna gravida, probabilmente per lucrare sulle poverette che in questo modo si sottoporranno a una serie interminabile di visite specialistiche, faranno chili e chili di esami ematochimici e un numero assolutamente inverosimile di ecografie.
Mi fanno tenerezza quando sgranano gli occhi a sentire che in realtà in gravidanza tutto, o quasi, è concesso!
Parlare con le persone è fondamentale, ma per farlo occorre tempo, tanto tempo, per questo diffido da quei medici che fissano un appuntamento ogni 10 minuti.
La mia "prima visita" in gravidanza dura come minimo un'ora, di cui 10 minuti sono dedicati alla prescrizione degli esami e alla visita, e per  il resto ci si perde in chiacchiere... si parla di cucina, di sport, di sesso, di nomi di bambini... si parla in maniera così semplice che quasi sempre riesco a convincerle che stanno iniziando un periodo della propria vita che sarà nuovo, bellissimo e con zero, o quasi, limitazioni!
Tutte le donne dovrebbero esser messe nella condizione di godere della propria gravidanza, di innamorarsi del proprio corpo che cambia e di avere chiaro il concetto che le malattie sono altre!
Che tenerezza quando arrivano in pronto soccorso con una minaccia d'aborto e cominciano ad elencare le volte che negli ultimi giorni hanno passato la scopa, fatto una camminata o anche solo tossito!
Anche in quel caso scatta il mio copione "se fosse così semplice abortire diremmo a tutte quelle che vogliono interrompere una gravidanza di farsi semplicemente una corsetta!"
le normali attività quotidiane non provocano l'aborto e della minaccia d'aborto non esiste terapia! non esiste il farmaco salva gravidanza! il riposo a letto aumenta solo il rischio di trombosi e psicosi per non parlare dei ricoveri preventivi in ospedale!
vogliamo metter a credere che siamo bravi a ricoverarle?
vogliamo difenderci da qualcosa?
assolutamente inutile!
Anche qui basta parlare con le persone, basta sottolineare che se una terapia ci fosse non esisterebbe più l'aborto, basta aver presente che tanti aborti sono in realtà selezioni della natura nei confronti di embrioni con cromosomopatie...
Le mie minaccette le mando a casa, le tranquillizzo, al massimo segno un pò di progesterone e poi dico che per fortuna la successiva evoluzione non dipenderà da me o da loro...
Ah, dimenticavo di dire che ovviamente questa mia condotta non deriva da personali convinzioni, che ovviamente potrebbero esser discutibili, ma da dati scientifici certi ed autorevoli!
Solo partendo dalla fisiologia si può arrivare a parlare di fisiopatologia!

Come nasce una passione

Sin da bambina a chi mi chiedeva cosa avrei fatto da grande rispondevo "il dottore!". 
La scelta di iscrivermi a medicina dopo il liceo fu quindi semplicissima, non avevo nessun dubbio su questo!
Però volevo fare lo psichiatra, almeno al momento dell'iscrizione, poi pensai alla neurochirurgia ma fui subito scoraggiata da un grande neurochirurgo che vedendomi femmina mi disse che non era la branca giusta per me. Così mi innamorai della gastroenterologia, il Prof Corazza mi aprì un mondo fantastico fatto di rettocolitiulcerose e celiachie, ma bastò un vomito fecaloide in corsia a farmi cambiare idea, o forse cambiai perchè Corazza lasciò la mia Università, si forse si, fu quello il reale motivo.
Allora pensai all'anatomia patologica, ero una secchiona curiosa e il prof  Bianco mi faceva rimanere a bocca aperta durante tutte le lezioni; l'anatomo patologo è il medico che ne sa più di tutti e io non potevo farmi sfuggire una tale opportunità! ma poi pensavo pure che una vita di autopsie e vetrini mi avrebbe tenuta lontano dalle persone e dai pazienti. Con estremo rammarico abbandonai anche questa apparente fantastica idea.
Venne la volta della dermatologia, ma  a pensarci bene quello era un mondo da "bionde" e a me, con gli occhi neri, i capelli biondi non pensavo avrebbero donato.
Gli anni passavano e io, arrivata al sesto anno dovevo pur chiedere una cavolo di tesi a qualcuno.
Attenzione, attenzione, al sesto anno si studia la ginecologia e l'ostetricia, io iniziai ad appassionarmi, c'era di tutto, dalla chirurgia alla diagnostica strumentale, le donne gravide possono avere tutte le malattie e io quindi tutte avrei dovuto conoscerle ed affrontarle. 
Mi appassionai maggiormente all'oncologia ginecologica e andai dal nostro professore, famosissimo, a chiedere la tesi, che ottenni grazie solo ad una media altissima (meno male che stavo sempre a studiare!).
L'ostetricia all'inizio non la consideravo molto, i bambini non è che mi avessero mai più di tanto appassionato.
Invece la frequentazione della sala parto mi portò giorno dopo giorno, parto dopo parto, ad innamorarmi di questa branca bellissima e difficilissima, carica di sentimenti altalenanti.
Io di passioni in fondo ho sempre vissuto e oggi posso dire che il mio lavoro ha scelto me ed io lo ringrazio!

Di Parto si Nasce! Perché?

Ho scelto questo titolo per il mio blog per ribadire un concetto che ultimamente e paradossalmente appare poco chiaro.
La stampa in questi giorni si accanisce su noi operatori del settore, ci attacca, ci umilia, diffonde idee malsane. La lite a Messina tra due colleghi, quella al policlinico Casilino a Roma tra due ostetriche fanno passare l'idea che negli Ospedali non ci prenda cura delle donne e dei loro figli e che si passi il tempo a discutere generando complicanze e morte.
 Non è propriamente così; negli ospedali si discute come in qualunque altro posto, ci si confronta, magari anche animatamente, ma questo non vuol dire trascurare, questo non vuol dire che oggi, per forza, DI PARTO SI MUORE!
Sono la prima a criticare certi atteggiamenti di molti colleghi e nei prossimi post avrò tempo e tempo per scagliarmi contro certi modi di fare, ma non è giusto fare passare notizie tendenziose e poco esaustive che non possono che generare terrore, scontento e ridurre ulteriormente la fiducia nei confronti della classe medica e paramedica.
Domenica scorsa leggevo su un noto quotidiano l'articolo sul policlinico di Messina, il primo attacco di bile mi è venuto proprio a leggere che in sala parto c'era il ginecologo della donna, in quel momento fuori servizio.
Sono sempre stata assolutamente contraria a ogni forma di clientelismo, in primo luogo perchè questo aumenta fortemente la probabilità di esser sottoposte ad un taglio cesareo.
Il ginecologo che si reca in ospedale fuori servizio tenderà, per non perdere tempo, a stimolare il travaglio senza reali indicazioni o a ricorrere ad un cesareo, sia perchè un "utero non pronto" non risponde alle stimolazioni, sia perchè ovviamente non avrà voglia di aspettare troppe ore.
La natura deve fare il suo corso,  e la maggior parte delle volte lo sa fare... magari si incazza pure se senza motivo noi interferiamo con i suoi tempi, che per forza di cose, non coincidono quasi mai con quelle degli impegni di noi ginecologi.
Così dico sempre alle donne che è bene ed onesto affidarsi solo alle cure del medico di guardia, che non ha mai fretta, che farà, almeno si spera, sempre le scelte migliori per la singola paziente...
Ok, detto questo torniamo a Messina... litigare in ospedale e in maniera così concitata è assolutamente deprecabile, non si deve fare! ma siamo sicuri che realmente le complicanze che quel giorno si sono verificate dipendano unicamente da questo?
Continuo a legger il giornale, o meglio mi limito solo ad abbassare lo sguardo, e sotto c'è un trafiletto su una donna cinese morta in ospedale poco dopo il suo arrivo per un fatto verosimilmente "trombotico"... siccome sono donna di scienze (ihihihih!) penso subito ad un'embolia di liquido amniotico, complicanza temibilissima, per fortuna rarissima, ma assolutamente indipendenete dall'operato dei medici...
Ok, qui non si scriveva, per fortuna che la colpa era del ginecologo (poveretto!) ma nemmeno tanto si sottolineava il contrario, così magari una persona non del mestiere la sottile differenza tra complicanza iatrogena e imprevedibile non riesce facilmente a coglierla.
Così la povera donna a termine di gravidanza con che spirito viene in ospedale a partorire?
Bah, penso, meno male che non sono incinta e che quattro nozioni mediche le conosco!
Insomma la sfiducia dilaga, la cattiva informazione ci sguazza e qui non si capisce più niente.
I medici non si fidano più dei pazienti (sempre pronti a sporgere denuncia, anche quando nessuno a sbagliato), e i pazienti quando per forza di cose con noi devono venire a contatto vanno prima dalla maga per cercare di sapere se quel dottore sarà causa di infausti eventi
DI PARTO SI NASCE! ed è un'esperienza bellissima, emozionante, unica, non dimentichiamolo mai!

sabato 4 settembre 2010

Il mio diario

Alessia, 35 anni, ginecologa, un amore incredibile per il mio lavoro, un odio altrettanto grande per chi contribuisce giorno dopo giorno a renderlo difficile e detestabile.
Le cose belle del mio lavoro sono le persone; le pazienti, i loro figli, i miei colleghi, il personale paramedico, i politici.
Le cose brutte del mio lavoro sono le persone; le pazienti, i loro figli, i miei colleghi, il personale paramedico, i politici, quando finiscono per essere l’altra faccia della medaglia.
Inizio questo blog perché la voglia di raccontare, esprimere, criticare, sognare, cresce ogni giorno di più ed è talmente grande oramai, che non posso più accontentarmi di avere me stessa come interlocutore unico.
Non è mia intenzione dare consigli o farmi pubblicità; mi firmo perché ne ho il coraggio, ma di dove sono e dove lavoro non deve interessare chi vorrà leggermi.
Ho sempre tenuto un diario personale, questa volta però lo pubblico, vediamo dove andiamo a finire!