E’ anche la mia festa oggi e pensavo al mio primo lavoro; il mio primo lavoro, al di fuori dell’ambito universitario si svolse in una clinica di lungodegenza.
Non ero ancora specializzata, vivevo a l’Aquila, ma quel freddo terribile mi era entrato nelle ossa, decisi che dovevo andare a vivere a Roma.
Per mantenermi la doppia vita aquilana e romana non bastava il mio stipendio da specializzanda.
Ricordo che inviai più di 120 curricula a praticamente tutte le cliniche romane, mi risposero in tante, ma mi diedero appuntamento al dopo la specializzazione, per cui L unico lavoro che potevo accettare fu quello alla “ Merry House “ di Acilia.
Non mi sentivo in grado, io avevo usato solo lo speculm , il bisturi e l’ecografo...
Ricordo i primi giorni di lavoro mi chiudevo in bagno a piangere tra un ictus, una peg, un infarto e una emorragia da varici esofagee.
Si lavorava incessantemente, il campanello delle urgenze era sempre attivo, io ero solo un ginecologo!
Però non potevo mollare, non sarei stata io.
Quel posto però era pieno di persone meravigliose, che svolgevano un lavoro difficile sempre col sorriso , di cui i tanti vecchietti avevano più bisogno dei farmaci.
Piano piano diventai anche brava, mi dimenavo la notte con 160 pazienti da sola, mille farmaci e mille problemi, io c’ero ed ero capace e inaspettatamente felice; mi sentivo veramente utile in quel posto!
Mi innamorai follemente di tutti, facevamo turni anche di 24 ore, ma ero soddisfatta, ci mettevo l’anima...
Arrivo’ la specializzazione, finalmente potevo iniziare a lavorare per ciò che avevo studiato, ma la merry house non la lasciai, riuscii ancora per un anno a barcamenarmi con quello e il lavoro da ginecologa, con enorme fatica, giravo per Roma con la valigia perché a casa non rientravo mai, ma lavoravo e già per questo mi ritenevo una privilegiata.
Furono tre anni in cui credo di avere imparato la vera medicina, oramai sapevo gestire qualunque problema.
Ricordo che il primario mi propose di gestire un’ ala della clinica; la proposta mi riempi’ d’orgoglio e stavo quasi per accettare, quando arrivò la chiamata che non potevo rifiutare, in una città diversa...
Penso di aver riempito il Tevere delle mie lacrime, abbandonare i colleghi, gli infermieri e i pazienti della merry house mi apriva uno squarcio nel cuore.
Non e’ un post su storie di sala parto ma racchiude comunque l’amore e la passione per il mio lavoro, l’amore per le persone .
E’ la festa dei lavoratori, e’ la festa di chi non ha mai disprezzato nessun lavoro, perché nessun lavoro e’ da disprezzare e davvero ci nobilita se lo svolgiamo con dignità e passione.
La Merry House non so nemmeno se ancora esista, ma una parte del mio cuore e’ ancora lì, ho trovato come sempre una famiglia , in quel posto ho lasciato gli anni in cui maggiormente sono cresciuta, in cui, ne sono certa, più ho incarnato lo spirito del medico, se non mi fossi “ sporcata le mani” ad Acilia sono certa che oggi non sarei esattamente come sono.
Siate fieri di qualunque lavoro, usatelo per crescere, per dare, per trovare voi stessi.
Buon primo maggio a tutti!
Non ero ancora specializzata, vivevo a l’Aquila, ma quel freddo terribile mi era entrato nelle ossa, decisi che dovevo andare a vivere a Roma.
Per mantenermi la doppia vita aquilana e romana non bastava il mio stipendio da specializzanda.
Ricordo che inviai più di 120 curricula a praticamente tutte le cliniche romane, mi risposero in tante, ma mi diedero appuntamento al dopo la specializzazione, per cui L unico lavoro che potevo accettare fu quello alla “ Merry House “ di Acilia.
Non mi sentivo in grado, io avevo usato solo lo speculm , il bisturi e l’ecografo...
Ricordo i primi giorni di lavoro mi chiudevo in bagno a piangere tra un ictus, una peg, un infarto e una emorragia da varici esofagee.
Si lavorava incessantemente, il campanello delle urgenze era sempre attivo, io ero solo un ginecologo!
Però non potevo mollare, non sarei stata io.
Quel posto però era pieno di persone meravigliose, che svolgevano un lavoro difficile sempre col sorriso , di cui i tanti vecchietti avevano più bisogno dei farmaci.
Piano piano diventai anche brava, mi dimenavo la notte con 160 pazienti da sola, mille farmaci e mille problemi, io c’ero ed ero capace e inaspettatamente felice; mi sentivo veramente utile in quel posto!
Mi innamorai follemente di tutti, facevamo turni anche di 24 ore, ma ero soddisfatta, ci mettevo l’anima...
Arrivo’ la specializzazione, finalmente potevo iniziare a lavorare per ciò che avevo studiato, ma la merry house non la lasciai, riuscii ancora per un anno a barcamenarmi con quello e il lavoro da ginecologa, con enorme fatica, giravo per Roma con la valigia perché a casa non rientravo mai, ma lavoravo e già per questo mi ritenevo una privilegiata.
Furono tre anni in cui credo di avere imparato la vera medicina, oramai sapevo gestire qualunque problema.
Ricordo che il primario mi propose di gestire un’ ala della clinica; la proposta mi riempi’ d’orgoglio e stavo quasi per accettare, quando arrivò la chiamata che non potevo rifiutare, in una città diversa...
Penso di aver riempito il Tevere delle mie lacrime, abbandonare i colleghi, gli infermieri e i pazienti della merry house mi apriva uno squarcio nel cuore.
Non e’ un post su storie di sala parto ma racchiude comunque l’amore e la passione per il mio lavoro, l’amore per le persone .
E’ la festa dei lavoratori, e’ la festa di chi non ha mai disprezzato nessun lavoro, perché nessun lavoro e’ da disprezzare e davvero ci nobilita se lo svolgiamo con dignità e passione.
La Merry House non so nemmeno se ancora esista, ma una parte del mio cuore e’ ancora lì, ho trovato come sempre una famiglia , in quel posto ho lasciato gli anni in cui maggiormente sono cresciuta, in cui, ne sono certa, più ho incarnato lo spirito del medico, se non mi fossi “ sporcata le mani” ad Acilia sono certa che oggi non sarei esattamente come sono.
Siate fieri di qualunque lavoro, usatelo per crescere, per dare, per trovare voi stessi.
Buon primo maggio a tutti!