mercoledì 1 maggio 2019

Buon primo maggio a tutti!

E’ anche la mia festa oggi e pensavo al mio primo lavoro; il mio primo lavoro, al di fuori dell’ambito universitario si svolse in una clinica di lungodegenza.
Non ero ancora specializzata, vivevo a l’Aquila, ma quel freddo terribile mi era entrato nelle ossa, decisi che dovevo andare a vivere a Roma.
Per mantenermi la doppia vita aquilana e romana non bastava il mio stipendio da specializzanda.
Ricordo che inviai più di  120 curricula a praticamente tutte le cliniche romane, mi risposero in tante, ma mi diedero appuntamento al dopo la specializzazione, per cui L unico lavoro che potevo accettare fu quello alla “ Merry House “ di Acilia.
Non mi sentivo in grado, io avevo usato solo lo speculm , il bisturi e l’ecografo...
Ricordo i primi giorni di lavoro mi chiudevo in bagno a piangere tra un ictus, una peg, un infarto e una emorragia da varici esofagee.
Si lavorava incessantemente, il campanello delle urgenze era sempre attivo, io ero solo un ginecologo!
Però non potevo mollare, non sarei stata io.
Quel posto però  era pieno di persone meravigliose, che svolgevano un lavoro difficile sempre col sorriso , di cui i tanti vecchietti avevano più bisogno dei farmaci.
Piano piano diventai anche brava, mi dimenavo la notte con 160 pazienti da sola, mille farmaci e mille problemi, io c’ero ed ero capace e inaspettatamente felice; mi sentivo veramente utile in quel posto!
Mi innamorai follemente di tutti, facevamo turni anche di 24 ore, ma ero soddisfatta, ci mettevo l’anima...
Arrivo’ la specializzazione, finalmente potevo iniziare a lavorare per ciò che avevo studiato, ma la merry house non la lasciai, riuscii ancora per un anno a barcamenarmi con quello e il lavoro da ginecologa, con enorme fatica, giravo per Roma con la valigia perché a casa non rientravo mai, ma lavoravo e già per questo mi ritenevo una privilegiata.
Furono tre anni in cui credo di avere imparato la vera medicina, oramai sapevo gestire qualunque problema.
Ricordo che il primario mi propose di gestire un’ ala della clinica; la proposta mi riempi’ d’orgoglio e stavo quasi per accettare, quando arrivò la chiamata che non potevo rifiutare, in una città diversa...
Penso di aver riempito il Tevere delle mie lacrime, abbandonare i colleghi, gli infermieri e i pazienti della merry house mi apriva uno squarcio nel cuore.
Non e’ un post su storie di sala parto ma racchiude comunque l’amore e la passione per il mio lavoro, l’amore per le persone .
E’ la festa dei lavoratori, e’ la festa di chi non ha mai disprezzato nessun lavoro, perché nessun lavoro e’ da disprezzare e davvero ci nobilita se lo svolgiamo con dignità e passione.
La Merry House non so nemmeno se ancora esista, ma una parte del mio cuore e’ ancora lì, ho trovato come sempre una famiglia , in quel posto ho lasciato gli anni in cui maggiormente sono cresciuta, in cui, ne sono certa, più ho incarnato lo spirito del medico, se non mi fossi “ sporcata le mani” ad Acilia  sono certa che oggi non sarei esattamente come sono.
Siate fieri di qualunque lavoro, usatelo per crescere, per dare, per trovare voi stessi.
Buon primo maggio a tutti!

lunedì 11 giugno 2018

Ali al posto delle gambe

Ci sono persone a cui la vita regala ali al posto delle gambe: sei la seconda di due gemelle e dal tuo racconto anche la più sbadata.
Tu e tua sorella avete deciso di nascere con largo anticipo, mi piace pensare che fosse una giornata di sole o magari semplicemente eravate ansiose di conoscere il mondo, forse tua sorella più di te, perché tu , a quanto pare , quel giorno eri distratta.
Tua sorella è nata e tu non hai trovato la strada, rimanevi dentro e, si sa, questo non è il miglior modo per venire al mondo.
“ Paralisi ostetrica”, una diagnosi terribile, due parole che riassumono tutto quello che e’ successo dopo: i tanti interventi a cui ti hanno sottoposta, le infinite riabilitazioni, la disperazione, immagino, dei tuoi genitori.
Ma tu eri forte, tu hai affrontato tutto e tutto hai superato, arrivando a condurre una vita “ normale”, con i tuoi studi, i tuoi amori , le tue sofferenze e difficoltà, chi di noi non me ha?
A me hai affidato il tuo sogno, un pomeriggio sei entrata nel mio studio, lasciandomi per un secondo , uno solo lo giuro, a guardarti nella tua “ diversità”.
A me ti ha portata un’ altra persona speciale, una di quelle pazienti che quando le incontri ti siedi e abbandoni le mani tra le ginocchia e inizi a parlare; le mani tra le ginocchia le puoi abbandonare solo quando non devi difenderti e vuoi annullare le distanze.
Lei , prima o dopo la nostra prima visita, ora non lo ricordo, mi scrisse un messaggio “ ti affido una persona speciale che ha bisogno di una persona speciale come te”.
Appena ti sei seduta di fronte a me credo sia stata tu a ingranare la mia marcia.
Sapevo che le difficoltà ci sarebbero state, perché il tuo sogno dopo qualche mese avrebbe sicuramente pesato sulla tua schiena e sulle tue gambe, ma io non avevo paura, perché tu hai le ali dalla tua parte.
In effetti non sbagliavo, dopo le 30 settimane tu eri stanca e piena di dolori, camminare era diventato gravoso, dovevano sostenerti, la notte non potevi nemmeno dormire.
Fino ad allora non avevamo parlato della modalità del parto, ti dissi “ ovviamente facciamo un cesareo” e tu sei riuscita a stupirmi anche quel giorno con un battito di ali “ ma dobbiamo per forza? Magari potete legarmi le gambe al letto per impedire che io cada “... e dentro di me pensavo a chi , dopo due contrazioni , implora un intervento che invece tu avresti voluto evitare inventando qualunque  cosa pur di partecipare attivamente alla nascita di tua figlia.
Il giorno del cesareo non ho indossato camice sterile e mascherina ma armatura e elmo, ero il tuo Lancillotto che doveva “ combattere per te”, proteggerti e proteggere tua figlia, evitando in ogni modo qualunque inconveniente.
Hai pianto lo ricordo bene appena ti ho detto “ auguri!” E la hai sentita piangere, continuavi a ripetere “ sta bene? È sana?”; e stava bene, ed era sana, sanissima e meravigliosa.
Tu, ne ero certa, ti sei ripresa dal cesareo prima di qualunque donna, ti sei alzata subito, la tua schiena ti ha subito assistita, o forse e’ stata la tua enorme volontà.
Il giorno della dimissione me la hai messa in braccio “ e’ bella vero dottoressa?” E piangevi : “ non e’ bella, non e’ solo bella, è la più bella di tutte!” E piangevo abbracciandoti.
La vita ti ha regalato per la seconda volta un bel paio di ali...
Grazie di aver scelto me e di avermi insegnato che nulla e’ impossibile e qualunque cosa può avverarsi se la desideri con tutto te stesso.


domenica 7 agosto 2016

Mani

Mani che curano, mani che accarezzano, mani che assistono parti, mani che pregano, a essere capaci di farlo, per chi viaggia in direzione opposta alla nascita, per un male che ti mangia, vivo, a morsi, lacerandoti le carni.
Mani che fanno del bene e abbracciano, mani che coprono gli occhi per cercare di non guardare, che tappano le orecchie, per non sentire i lamenti dei tuoi figli.
Non è sempre un lavoro bellissimo questo.
Domeniche di lavoro, mentre l'estate vi scalda , a noi no, a noi non sempre.
E vorremmo essere altrove, non solo per riposarci, ma soprattutto perché certe domeniche di lavoro sono tutto tranne che festose.

domenica 17 luglio 2016

Amore e basta

Sono forse due anni che non scrivo, oggi e' accaduto qualcosa che mi ha riportata qui.
Oggi ci ha salutati una cugina , giovane, troppo purtroppo, che ha perso la sua battaglia contro il cancro, eppure lei ce la ha messa tutta per vincere e con lei tutti quelli che le sono stati vicino.
 Siamo ancora troppo piccoli per una cellula che " perde la testa" e decide di ucciderci.
Emanuela ci lascia, sperando trovi finalmente pace e invece in ospedale oggi sono nati tanti bambini, uno anche in acqua.
Ho pubblicato su Facebook una foto e una amica ha commentato " questa foto è l'amore". Mi è piaciuta molto la sua generalizzazione; non ha parlato di amore materno, ma di amore e basta.
In quella foto infatti un occhio attento ed evidentemente sensibile ha letto molto.
La foto parla dell'amore delle ostetriche e ginecologo che assistevano la signora, un amore spesso sottovalutato, maltrattato, sminuito... Un amore che però ci porta ancora , giorno dopo giorno, a metterci l'anima . C'è l' amore materno, c'è l'amore tra moglie e marito... Ma chi ha commentato ha detto meglio, non ha fatto distinzioni , scissioni, di un sentimento che è universale ed univoco, che ci fa andare avanti, nonostante gli attentati, i colpi di stato, le malattie, il cancro...
Non rileggo come al solito le mie parole, mi passerete gli errori, lo farete con "amore"...
Ciao Emanuela addio, benvenuti bimbi.
Amate, amate e basta

sabato 20 dicembre 2014

Vaginismo... Fra mi scrive

Questo post non e' mio, e' un copia incolla di quello che Francesca mi ha scritto ed autorizzato a pubblicare... A voi...
.dott..preferisci le telefonate, ma stavolta invece ti becchi un bel messaggione su fb. non mi serve niente stavolta. Ho letto e tentato di rispondere al post sul tuo blog che hai scritto ieri ( non so se sono riuscita, sono un po imbranata ) ..ora..come puoi aspettarti silenzio. Forse nn ti sei resa bene conto dell impatto che hai avuto nella mia vita e credo di parlare anche a nome di stefania. ..quando sono venuta da te , la prima volta ero davvero disperata..non te l ho mai confessato ma quel problema mi aveva portato ad un passo dal farla finita, non mi vergogno ad ammetterlo, perchè non avevo piu speranza , perchè trovavo persone che mi dicevano che non potevano aiutarmi , alcune delle quali mi hanno riso in faccia..mi sentivo un aliena...in colpa nei confronti di mio marito..una donna a meta'..e questa sensazione gia me l aveva data l avere un seno e poco piu'. Ho affrontato brutte situazioni nella mia vita, ma questa era un macigno sul mio cuore. ero depressa ( mai ripresa del tutto dall ultima operazione..per la paura e il momento in cui è sopraggiunta.dovevo sposarmi dopo tre giorni quando mi hanno detto che avevo un tumore al seno..di nuovo , per fortuna dopo quasi due mesi mi hanno detto che era benigno..ma ormai ero l ombra di me stessa ).  Io so questo..che l ho chiamata e lei non mi conosceva..le ho confidato i miei problemi e lei è stata dolce e mi ha rassicurata..che senza motivo è stata un supporto fin dal primo momento e non mi sono sentita piu sola. Dopo  di lei , la mia vita è cambiata..piano piano..con la sicurezza che ha saputo trasmettemi..ho creduto che potevo..che io davvero potevo uscirne. Odi i messaggi lo so..ma queste cose io devo dirtele..perchè di persona non so farlo e perchè mi sembra stupido. cosi le scrivo, ma le scrivo in risposta al suo post.. Io sto cercando ora di fare una piccola parte di quello che lei ha fatto con me e sto aiutando tantissime ragazze..che non sanno di non essere le uniche al mondo con questo problema. e in poco tempo molte stanno risolvendo..anche solo perchè si confidano. Io credo che dovresti sfruttare il tuo blog per scrivere un post sull argomento..anche usandomi come cavia se serve..io lo faccio con le altre..perchè è davvero un ombra sul cuore per tante ragazze e la tua voce autorevole in merito puo' fare tanto. Ho finito..scusami se ti ho infastidito con questo mio dire..ma mi esce dal cuore: se io sono qui oggi.. e felice oltretutto..lo devo solo a te..

venerdì 19 dicembre 2014

A Francesca e Stefania

A volte basta poco per segnare l'inizio della fine... Vi auguro di riuscire finalmente a star bene, mi auguro di avervi dato la fiducia in voi stesse di cui avete bisogno ...
Si può vincere, anzi si deve

giovedì 4 dicembre 2014

La sala parto Barbara Tortù

Oggi ho visto le nostre nuove sale parto, definirle bellissime è dire poco, colorate, moderne accoglienti; la cosa che più mi è piaciuta però è la vasca, blu, con sopra un cielo stellato con tanti piccoli led.
Non abbiamo ancora esperienza di parto in acqua, infatti la prossima settimana andrò a Brescia per vedere dal vivo come gestirlo.
L'idea mi piace molto, una bella e naturale alternativa alla cara parto-analgesia, che , non nascondo, non ho mai amato molto.
La nostra sala  parto si chiamerà "Barbara Tortù", in ricordo di una nostra meravigliosa infermiera, portataci via da un male incurabile giovanissima.
Io Barbara purtoppo l'ho conosciuta solo quando già la malattia era in corso (stando io in Abruzzo da soli due anni), ma in pochi attimi la ho sentita vicina, ho cercato di starle il più vicino possibile e tanto ho sofferto a veder la sua bellezza sfiorire, divorata dal male.
Abbiamo scelto di intitolare a lei la sala parto, e su un murales c'è anche la sua foto; non sono credente ma sono certa che starà sorridendo e ci guarderà felice, ci penserà e di certo noi ogni volta penseremo a lei...
Barbarella sarai con noi in ogni parto, non verrai mai dimenticata.