giovedì 23 settembre 2010

"Il parto ha i suoi rischi: bisogna accettarli"

Riporto, a seguito, un articolo di Luigi Nervo, ovvero una sua intervista al Dr.Silvio Viale (S.Anna, Torino).
La stampa, la televisione stanno dipingendo le nostre sale parto come dei veri e propri luoghi dell'incubo e noi ginecologi come assassini ed incompetenti, fare un pò di chiarezza mi sembra opportuno.

Dopo gli eventi di Messina e di altre realtà d'Italia, c'è da avere paura del parto? Ci sono rischi?

«Gli eventi avversi dalla gravidanza al parto sono inevitabili. Si sono ridotti negli anni, saranno sempre meno, ma non spariranno mai. Le frasi fatte tipo "la gravidanza non è una patologia" oppure "non si può morire di parto nel 2000" sono delle enormi sciocchezze perché la gravidanza comporta dei problemi fisiologici e anche delle patologie in enormi percentuali, come sanno tutte le donne: aumenta il peso, aumenta il ciclo, aumentano tutta una serie di rischi. E comporta un rischio aumentato di mortalità, per cui si tratta di accettare dei rischi che sono comunque ridotti ma non inevitabili. Dire che non ci sono rischi e che tutto va bene è una politica che paga, perché la demagogia paga sempre, ma non corrisponde alla realtà. È come quando uno intraprende un viaggio e dice che tutto andrà bene. Non andrà tutto bene: potrà rompersi una macchina, potrà avere un incidente, potrà morire, potrà non finire il viaggio, potrà finire in ospedale. È chiaro che ci sono tanti rischi che uno accetta perché il fare il viaggio diventa l'obiettivo principale, quello a cui tiene. Se dovessi dare all'automobile un bugiardino come quello dei farmaci in cui scrivo sopra che ogni anno muoiono da sei a ottomila persone e decine di migliaia rimangono handicappate o comunque con dei deficit permanenti, che può venire un tir addosso, che si può incendiare, uno dice mi tengo il mal di testa e questa medicina non la prendo. Io posso solamente affidarmi a un tipo di macchina, scegliere la strada migliore, ma dei rischi sono connessi e inevitabili. Il rischio zero non esiste».

E a proposito delle discussioni sul dualismo tra parto spontaneo e cesareo?

«Non si risolve con delle grida manzoniane, con dei proclami contro i cesarei dagli stessi che il giorno dopo si lamentano perché non è stato fatto il parto cesareo è chiaro che la vittima crea il sentimento di solidarietà e di pietà, però bisogna anche distinguere se dietro la vittima c'è un carnefice oppure se la vittima è qualcosa di inevitabile. A questo punto è chiaro che la società deve farsi carico della copertura e dell'assistenza dei casi di grandi eventi avversi perché oggi quando si parla di milioni di risarcimento per causa parto dove la responsabilità e sempre marginale o comunque il rischio non è poi molto elevato questo è per un ginecologo più di quanto guadagnerà mai nella sua carriera. È chiaro che questo comporta atteggiamenti di compiacenza verso l'utenza e quindi oggi gran parte della società, gran parte delle donne e credo la maggior parte dei ginecologi è soggettivamente convinta che i rischi del cesareo siano minori o comunque più accettabili dei rischi di un parto spontaneo dove comunque subentra anche la lunghezza del travaglio, la non certezza della sua insorgenza, nel senso della sua non prevedibilità (mentre per il cesareo definisci l'ora in cui lo fai), i rischi connessi al travaglio come in tutti i viaggi (è un viaggio più lungo il travaglio rispetto al cesareo)».

L'immagine del cesareo viene però messa spesso in discussione.

«Viene visto come una scorciatoia a qualcosa che ti affretta il viaggio, che ti fa arrivare alla meta e se ci sono dei rischi, questi sono più accettabili rispetto ai rischi di un parto spontaneo con alcune complicazioni inevitabili. Poi è chiaro che i rischi del parto cesareo ci sono: la stragrande maggioranza delle morti in gravidanza sono conseguenza del parto cesareo. Però, siccome questi rischi sono minimi, vengono sottostimati e, quando capita, uno dice "perché a me?" e cerca il colpevole. Oggi questa ricerca del colpevole a tutti i costi che una volta era confinata nelle corsie, nelle perizie, nei tribunali, oggi è diventata una cosa pubblica sui giornali dove ovviamente l'opinione pubblica che non ha interessi si schiera sempre con la vittima e i ginecologi rischiano di doversi difendere continuamente e, secondo me, oggi ci sarà una fuga dalla sala parto. Già oggi la stragrande maggioranza dei ginecologi non frequenta la sala parto ed evita la sala parto di ostetricia e i medici in ospedale sono sempre più restii. Nel mio ospedale quando si trattava di scegliere tra ostetricia e ginecologia, un terzo dei medici hanno scelto ostetricia e i due terzi la ginecologia perché la vedono più facile e meno rischiosa. Bisogna semplicemente che la società si faccia carico con responsabilità di questo problema,lo facciano i politici e l'informazione e si trovi un equilibrio. Gran parte dell'upper society fa il cesareo: chi può fa il cesareo. Io credo che da laico non ci sia una scelta contro o pro cesareo: una donna può partorire se vuole a casa sua attaccata a un albero e possiamo assisterla, o in ospedale facendo il cesareo anche elettivo, purché siano chiare le informazioni e ci sia un'assunzione di responsabilità anche nella scelta medica e della paziente. È sbagliato non parlare di queste cose, dire che tutto va bene e poi, quando c'è l'avvento avverso che finisce sui giornali per iniziativa della famiglia o per qualche motivo, immediatamente diventa un corto circuito per cui ci si scatena, c'è l'accanimento nei confronti della questione che impedisce una valutazione razionale».

1 commento:

  1. Tutti mass sedia (riviste e libri compresi) parlano solo di NATURALITA' DEL PARTO come un sacramento (= la gravidanza non è una malattia...il dolore del parto fortifica e aumenta il legame mamma-figlio), TROPPA MEDICALIZZAZIONE E TROPPI CESAREI, ...oppure CESAREI FATTI TROPPO TARDI.

    Il resto vien da sè. Infatti questo descritto sopra è il risultato. Una disinformazione legalizzata e studiata ad hoc.

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