lunedì 12 settembre 2011

23 marzo 2011... un post su richiesta!

Chatto con Federica, mi fa sorridere nel dirmi che racconta sempre alla sua piccola Gaia una storia "ora mamma ti racconta il giorno che sei nata..." , ma lei era in preda alle endorfine e non ricorda tutto alla perfezione, così lo farò io.
La notte del 22 marzo ero di guardia, era tardi, forse l 'una del mattino, sul display del telefono appare "federica", "Alessia mia, mi esce tanto sangue, mi fa male la pancia... che devo fare?", "venire, devi venire qui da me, ti aspetto...".
Dopo un pò arrivano, le leggo il terrore negli occhi, la visito subito e le dico che ha rotto il sacco, e che il sangue che vede è da collo che si è modificato...  suo marito mi dice "Alessia tutto bene?" "certo che si! iniziano i giochi!".
Il  travaglio inizia di notte... procede rapidamente, al mattino io mi fermo in ospedale per vedere nascere Gaia,
so che non posso lasciarla nemmeno un secondo, Federica è convinta, pur sbagliando, ma non è il momento di mettersi a sottilizzare, che senza di me lei non potrà farcela, o forse semplicemente vuole sentirsi "coccolata"... e chi si muove!
In sala travaglio ci siamo io, Federica e suo marito, che non so come ha fatto a non svenire visto il pallore... Federica tiene la mia mano, poi si mette seduta e io la abbraccio da davanti, le massaggio la schiena in maniera antalgica, poi ci alziamo, camminiamo un pò, sempre mano per la mano.
Federica canta la canzone che avevamo imparato durante la gravidanza, quella che doveva esser il suo antistress durante il travaglio "ecco Marino, la sagra c'è del vino... fontane che danno vino..." io la assecondo, l ostetrica pensa che siamo pazze, ma funziona, lei così non pensa al dolore e arriva a dilatazione completa... iniza a sentire il premito, comincia a spingere... quello scricciolo di donna all improvviso diventa irrefrenabile, trova una forza incredibile e spinge, spinge forte, ha fretta di vedere Gaia! andiamo in sala parto, io sempre al suo fianco e Dario che le tiene la testa... poche altre spinte e lei ci raggiunge e piange... Gaia piange, Federica piange, Dario piange... io cerco di trattenermi, ma non ce la faccio, mi siedo per terra e sento le lacrime, mi alzo, sorrido e la abbraccio... "vedi Fede, ce la abbiamo fatta, eccola..." mi stringe la mano "solo grazie a te Alessia!"... invece no, io non ho fatto nulla, assolutamente nulla, se non starle vicino...
Federica, questo è stato il tuo parto... te lo ricordavi così?

lunedì 5 settembre 2011

Il primo respiro

Buongiorno a tutti,
sono mesi che non scrivo, oggi torno a farlo per consigliarvi un film bellissimo, del 2007, "IL PRIMO RESPIRO", di Gilles De Maistre, documentario sulla nascita nelle varie nazioni e culture del mondo.
Io per la prima volta lo vidi in ospedale, una notte, in compagnia di una fantastica ostetrica.
Inutile dire che, da ginecologo e da donna, le emozioni furono tantissime, così come le lacrime, le stesse che anche ieri hanno condito la mia "seconda visione"...
Vi innamorete della naturalità del parto, sarete pervase dalla assoluta naturalità, dall'idea che la nascita richiede semplicemente l'ascolto del proprio corpo, che sa fare tutto da solo, che suggerisce respirazione, movimenti, posizioni...
Guardandolo il paragone con i nostri occidentalissimi parti viene spontaneo, viene spontaneo che forse stiamo sbagliando qualcosa, me per prima.
Certamente oggi le complicanze materne e fetali sono rarissime, grazie proprio ai controlli effettuati durante tutta la gravidanza fino al momento del travaglio vero e proprio, ma probabilmente noi operatori dovremmo fare qualcosa in meno, probabilmente stiamo interferendo troppo.
Con questo intendo dire che dovremmo lasciare spazio a voi donne, dovremmo mettervi in condizione di ascoltarvi di più, di esser voi attrici protagoniste e non nostre comparse o spalle.
Durante la visione del film mi è venuto in mente il parto assistito sabato notte, un travaglio bellissimo, una donna dolcissima che è entrata in ospedale chiedendo il cesareo (mannaggia mannaggia), ma che poi ci ha ascoltate attentamente ed è rinsavita, in pochi minuti, da questa malsana idea. Allo stesso tempo però lei ci chiedeva in continuazione quello che doveva fare "Adele (l ostetrica), che devo fare?, devo spingere? come mi devo mettere? , Dottoressa che faccio adesso?"... per carità a noi ha fatto estremamente piacere sentire che si affidava a noi, sentire che collaborava in maniera splendida, assitita per tutto il tempo da mamma e marito che non abbiamo fatto allontanare un minuto... ma perchè non è riuscita ad ascoltare se stessa? perchè voleva costantemente il nostro "parere"?
Forse nel corso della gravidanza le si è fatto credere che senza un medico non si partorisce? che solo il medico ha il segreto della nascita? che ha doni divini nelle mani e che senza lui nulla accadrebbe, o quanto meno non nel modo giusto?
No amiche mie, non è così, voi siete le protagoniste, voi dovete suggerire a noi, noi dobbiamo solo avere un occhio attento su quello che succede, ma un occhio non invadente, presente ma silenzioso.
Personalmente seguo sempre i travagli, ma per passione, perchè mi piace esserci, ma sottolineo alle donne che la mia è una presenza inutile, che non sono lì perchè devo, ma perchè mi piace esserci...
Le mie ostetriche mi accettano di buon grado, perchè sanno che non parlo, che non visito, che non uso farmaci, che non interferisco in alcun modo... ma qualcosa non mi quadra, se una donna non riesce ad ascoltarsi vuol dire che stiamo facendo ancora troppo rumore...
Quando da alcune pazienti comincio a ricevere un numero troppo elevato di telefonate inizio a pormi il problema... perchè questa donna ha così paura? chi le ha fatto credere di esser malata e di aver costantemente bisogno di me e del mio parere? E' un suo atavico preconcetto o in passato ha avuto la sventura di abbattersi in medici che le hanno fatto credere di non esser padrona del proprio corpo? chi ha staccato il collegamento tra il suo cervello e il suo corpo? perchè non sanno più comunicare?
Allora mi rimbocco le maniche, sdrammatizzo, parlo, parlo tantissimo, ribadisco il concetto di gravidanza "sua e non mia"... ricordo che io controllo ma non guido, io ci sono, ma fondamentalmente non servo...
Guardando questo film capirete quello che intendo e vi auguro di trovare sulle vostre strade persone che sappiano raggiungere il giusto equilibrio tra controllo del benessere materno/fetale e oligarchia medica su qualcosa appartiene solamente a voi!
BUONA VISIONE